Benessere nell allevamento

benessere nell allevamento

Benessere nell allevamento

Dal dopoguerra ad oggi l’allevamento degli avicoli ha sviluppato strategie produttive e commerciali tali da conquistarsi l’appellativo di “industriale”. Una maggiore maturità dei consumatori e l’avvento delle produzioni di qualità hanno però, negli ultimi anni, invertito la rotta del settore avicolo rivalutando le tecniche produttive che consentono il pascolo agli animali. Le prime avvisaglie di questi cambiamenti si hanno nel 1991 quando la CEE li stabilisce. Con il proprio regolamento, le norme per il benessere nell allevamento convenzionale all’aperto vengono seguite dal 1999, dal Regolamento per la zootecnia biologica. A livello nazionale le produzioni estensivo vengono poi incoraggiate da iniziative diverse. Quella del Ministero per le Politiche Agricole (Produzioni Tradizionali Regionali) e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio; che ha dato vita all’Atlante dei Prodotti Tipici dei Parchi Italiani.

A questa richiesta di produzioni di qualità (da parte dei consumatori) e in seguito all’avvento di norme legislative; non ha fatto seguito però una corretta informazione tecnica verso chi è addetto ai controlli nei vari livelli. Tecnici e ispettori, legati ad una logica produttiva industriale, non hanno avuto l’opportunità di adeguarsi alle nuove problematica (benessere animale e protezione dell’ambiente) rivolgendo agli allevamenti estensivi la stessa logica che per mezzo secolo ha monopolizzato la cultura produttiva intensiva.
È stato, in pratica, smarrito quel “buonsenso” che nel secolo scorso aveva guidato i nostri agricoltori nell’allevamento naturale degli avicoli.

I Punti di vista

Negli ultimi anni il mondo scientifico ha prestato sempre più attenzione alle problematiche del benessere nell allevamento degli animali.
Il concetto di benessere nell allevamento degli animali nasce da un’attenta osservazione degli animali, dallo studio dei comportamenti di questi nel loro habitat naturale, ritenendo che solamente in quelle condizioni essi possono trovare il modo di avere una vita che appaghi completamente le loro necessità di ordine fisico e psicologico. In altri termini questo concetto viene indicato come “omeostasi psico-fisica” che dovrebbe essere mantenuta anche quando l’animale è allevato in cattività, vale a dire non si trova più nell’ambiente naturale ma in quello artificiale creato dall’uomo.

Come fare

In linea generale, al fine di definire lo stato di benessere nell allevamento degli animali, sono state individuate ed accettate le così dette “5 libertà”. Queste, sono necessarie a impedire, o per lo meno limitare, uno stato di disagio: stress. La mancanza di benessere, infatti, provoca modifiche sia sul piano metabolico-ormonale; sia su quello psicologico che hanno come esito finale una diminuzione delle performance produttive e riproduttive; sulle alterazioni a livello qualitativo dei prodotti forniti (carni Pse e Dfd), comparsa di patologie, presenza di stereotipi.

In un ambiente naturale la scelta del posto posatoio, fatta dagli animali liberi, viene condizionata dalle correnti, dall’esposizione, ecc.
Nel caso delle arche questa facoltà di scelta viene a mancare e pertanto è necessario che i posatoi siano realizzate in modo da proteggere gli animali da eventuali correnti. I posatoi devono quindi essere protetti da tre lati. Da questa combinazione (posatoi + riparo dalle correnti) nascono le arche. Non sono dei ricoveri ma dei semplici “surrogati d’albero”; necessari per il benessere degli animali e la loro assenza determina condizioni di disagio.

Per quanto riguarda la concentrazione dei capi sui posatoi, e quindi all’interno delle arche, ci si deve ancora una volta rifare alle osservazioni dirette sugli animali. Come viene evidenziato dalle immagini, gli animali, pur avendo spazio a disposizione, amano passare la notte appollaiati e addossati gli uni agli altri. Questa necessità, tipica di specie animali soggetti a predazione, è insita nel loro comportamento e li libera dalla paura. La capacità di carico di un’arca può quindi essere considerata pari a 16 capi/m2 di spazio posatoio. Come indicato dal regolamento sulla zootecnia biologica.

Fonte: biozootec.it